Torniamo come ombre
"Torniamo come ombre" di Paco Ignacio Taibo II. Editore La Nuova Frontiera

“Torniamo come ombre” è un libro di Paco Ignacio Taibo II edito in Italia da La Nuova Frontiera, che è uscito nel 2019 e che in Messico era uscito nel 2001, dopo un lunghissimo periodo di gestazione. E’ il proseguo, ambientato venti anni dopo, di un libro precedente di nome “Ombre nell’ombra”. Sinceramente, ne valeva la pena.

I quattro di “Ombre nell’ombra”

I quattro impossibili amici di “Omrbe nell’ombra” sono tornati. Il circolo del domnimo si è grosso modo riformato. E sono ancora informa nonostante gli anni passati. Anni che, nel loro Messico, contano forse di più di quelli normali.

D’altra parte, dopo l’assurda mattanza del trhiller di cui erano stati protagonisti anni prima, non si può certo pensare che siano rimasti inattivi.

Sono tornati forti come prima, in un romanzo che per chi scrive finalmente torna a trasudare malinconia, speranza e surrealità come in “Ombre nell’ombra” ed in altri scritti di Taibo II. Una cosa che in Resurrezione sinceramente mi sembrava un po’ essersi persa.

Torniamo come ombre

“Torniamo come ombre” è un classico libro di Paco Ignacio Taibo II. Difficile per alcuni, strano per altri, eccellente per chi, come me, ama questo scrittore e la sua letteratura (ne trovate un altro esempio nel commento di “A quattro mani”). Sono tornati è vero, ma non sono più gli stessi. Non giocano più a domnio, ma si troveranno per un poker, surreale come l’intero libro.

Poiquinto Manterola è sempre lo stesso appassionato e melodrammatico giornalista, Fermin Valencia è sempre un poeta monco, ma ormai è diventato un agente segreto. Tomas Wong non è più dirigente sindacale e sta aiutando a costruire la Panamericana. Alberto Verdugo è forse quello cambiato maggiormente, non fa più l’avvocato di cause perse perché è internato in un manicomio, ma pare avere quasi poteri sovrannaturali.

Sono passati anni e il Messico sembrerebbe assistere da lontano alla Seconda Guerra Mondiale, ma è proprio nella terra dei quattro amici che si sta iniziando a giocare una partita che potrebbe modificare il destino del mondo. Camicie brune aggrediscono comunità indigene in Chiapas, il Ministro dell’Interno potrebbe avere come amante una spia nazista e altri torbidi elementi potrebbero portare il Messico nell’orbita dell’Asse.

Dopo vent’anni i quattro si ritrovano, in qualche modo, anche se non tutti assieme nel medesimo posto, e riescono, aiutati anche dall’incredibile quanto impossibile presenza di Ernest Heminguay a Città del Messico, a risolvere un intrigo internazionale. Non riusciranno però ad evitare che il Messico entri in guerra. Anzi, forse proprio la loro lotta ai Nazisti sbarcati in centro america saranno la scintilla per quell’evento storico.

Una storia surreale, che ne nasconde una tristemente credibile

Siamo oltre al thriller, siamo decisamente in una spy-story, a tratti davvero allucinante. Le numerose licenze storiche prese da Taibo, correttamente spiegate a fine volume, non tolgono nulla al divertimento ed alla storia, già ampiamente surreale ed incredibile anche senza quelle forzature temporali o geografiche. La cosa più incredibile, alla fine, è che la storia di fondo, sollevata la cortina di fantasia abbassata dall’autore, risulta quasi credibile visto quello che accadde nel mondo in quegli anni, tra follia omicida, nazionalismo spinto all’estremo e razzismo, tutto cosparso di un pizzico di esoterismo.