Baseball
Un ragazzo che gioca a baseball. Foto di Tim Eiden, Pexels

Fin da quando ho memoria, mi è sempre piaciuto il calcio. Dalla finestra della casa dove sono nato, si vedeva il campo della società dove ho iniziato a giocare a sei anni, un campo ed una società fondata da mio padre che, in una foto che ben ricordo, viene ritratto nel fare il cemento per costruire la sede sociale a bordo campo. Per la cronaca, la società è quella del Fossolo ’76.

Crescendo poi, mi sono reso conto di quanto lontano ormai sia il calcio dei ricchi e del grande pubblico, da quella passione e quella genuinità che muovevano e muovono ancora, persone come mio padre, e quanto sia differente il mondo del calcio che conta, da quello che in realtà ci ha fatto appassionare allo sport.

In un momento in cui ero davvero stanco dalle continue polemiche ed assurde situazioni di quel mondo, alcuni colleghi mi hanno convinto, a forza di parlarmene, di andare a vedere una partita di baseball. Una partita di Coppa del Mondo tra Italia e Messico, che si disputa a Bologna e che i messicani vinceranno per 6-3. Era il 14 settembre 2009.

La partita era impossibile da mancare, vista la mia passione, esplosa pochi anni prima per il Messico. Da allora il baseball mi ha appassionato sempre di più fino ad arrivare, in tutta onestà, a gareggiare con il calcio.

Fortitudo Baseball Bologna

Sicuramente il fatto che la Fortitudo baseball sia una squadra estremamente competitiva e che dal 2009 ad oggi ha sempre lottato per la vittoria, ha aiutato ad appassionarmi, sebbene dopo il terzo scudetto consecutivo (2018/2019/2020) mi sia chiesto come un tifoso del Bologna, notoriamente ormai abituato al peggio, possa anche tifare una squadra così vincente.

Ovviamente una domanda stupida. Ma non è solo il vedere vincere la propria squadra che mi ha appassionato, tanto da scrivere spesso sia su www.1000cuorirossoblu.it che sul Corriere dello Sport di baseball e softball, è anche ritrovare, ai massimi vertici e livelli di questo fantastico sport, la passione e la tenacia che nel calcio, sempre più spesso, vedi soprattutto nei campi di periferia.

Certo, non che diventare un campione di Serie A sia facile, assolutamente no, però prendere ferie dal proprio primo lavoro, non essere a volte pagati se non con piccoli rimborsi spese, e comunque comportarsi con la medesima serietà e professionalità dei multimiliardari giocatori di calcio, è all’ordine del giorno per un giocatore di baseball, che rimane (ad oggi) un dilettante, dal punto di vista meramente economico, per gli occhi del mondo sportivo.

Dall’evento come punto chiave, all’evento quasi come contorno

C’è poi un ultimo punto poi, da tenere bene in mente. La cosa che mi appassiona di più del calcio, ormai, è andare allo stadio con gli amici. Bere una birra, fare due chiacchiere, scherzare e parlare della partita già almeno un ora prima dell’incontro, e poi vivere, tutti assieme, l’emozione dell’evento. La gioia, la rabbia, e tutto quello che si prova vivendo l’incontro sulle tribune dello stadio.

Ecco, una cosa che mi ha affascinato del baseball è il cambio di mentalità rispetto all’evento partita. Certo, fuori dal diamante si soffre, e si gioisce proprio come fuori dal rettangolo verde, ma i tempi della gara, assolutamente differenti e tendenzialmente più lenti, portano a non vivere l’evento allo stesso modo.

Forse la cosa è veicolata anche dal fatto che in Italia il baseball è meno sentito ed esposto a livello mediatico, ma mentre per il calcio si va allo stadio per vedere la partita, e per fare delle chiacchiere prima e dopo, mi sono reso conto che il baseball funziona diversamente. La maggior parte di chi segue una gara del batti e corri, vuole passare una serata di sport, in mezzo ad amici e parenti, e lo fa avendo come sfondo la partita, che è si centrale a livello di interesse, ma passa un po’ in secondo piano rispetto all’ambiente.

E’ un po’ il motivo per cui gli americani passano l’intera giornata al campo da baseball, con figli parenti ed amici. E’ un giorno di festae di sport, prima ancora che di tifo per la propria squadra.

La partita, o almeno questa è la mia esperienza, diviene un quasi una scusa per passare la serata tra una birra, un hot-dog, e quattro chiacchiere. Il che non vuol dire che non si tifi e non ci si arrabbi per una sconfitta, ma che l’ottica del tempo passato al campo, è maggiormente focalizzato al divertimento ed allo spettacolo, che al mero risultato. Che pure rimane fondamentale per un tifoso, ma non in modo così angosciante che nel calcio.