Gioco della Palla. Parte di una stele in marmo, trovata al Pireo, Atene, datata 400-375 A.C
Gioco della Palla. Parte di una stele in marmo, trovata al Pireo, Atene, datata 400-375 A.C

Anche gli antichi romani erano appassionati del gioco della palla. Non era proprio il calcio che intendiamo noi oggi, ma in effetti tra i vari sport che praticavano con differenti palloni, ce n’era anche uno molto simile allo sport più popolare dei nostri giorni.

Come abbiamo già visto in un post precedente, il calcio affonda le proprie radici storiche in giochi con la palla che erano già in voga tra gli antichi greci, ben oltre 3000 anni or sono. Oggi approfondiamo l’argomento dei giochi della palla che praticavano gli antichi romani, che impararono quasi tutto quello che c’era da sapere su questi tipi di giochi da popoli che già li praticavano prima di loro, come appunto i greci.

Possiamo basarci su numerose fonti letterarie ed archeologiche di cui siamo in possesso per fare un breve sunto di quali fossero i giochi con la palla praticati a Roma e nell’impero romano, senza dimenticare quello che potremmo definire come l’antenato del calcio. Non solo per il tipo di gioco, ma anche per tutti le connessioni sociali che si portava dietro.

Differenti palloni, differenti giochi

Ma partiamo dall’inizio, e dalle tipologie di palloni esistenti in antichità. I romani ne utilizzavano soprattutto tre:

  • La paganica, una pella di pelle riempita di piume
  • L’harpastum, una palla di lana o di stoppa
  • Il follis o folliculus, una palla di pelle o fatta con una vescica di animale, riempita di aria.

E’ quasi certamente una “paganica” quella con cui Nausacaa sta giocando assieme alle ancelle prima di incontrare Ulisse (Odissea, libro VI) ed è probabilmente questo il prototipo di palla da cui è nata la pallavolo. Era infatti questa la palla utilizzata per giochi di gruppo in cui ci si doveva lanciare la sfera che, vista la sua leggerezza, era adatta anche alle donne ed ai ragazzi.

Spesso poi veniva utilizzata anche per giochi più complessi. Era infatti in voga un gioco in cui un partecipante doveva prendere sulla spalle un secondo giocatore, che poi portava in mano la palla lanciandola o passandola ad altre coppie.

Il “follis” invece, parente più simile alle nostre attuali palle, era usata sia per giochi di gruppo, che per giochi singoli, infatti il “riempimento” di aria la faceva rimbalzare, rendendola adatta ad essere scagliata anche contro muri o altri ostacoli.

Un gioco molto di moda tra i romani era poi il “Trigone”, un gioco in cui tre giocatori si lanciavano la palla l’un l’altro, cercando di mettere in difficoltà chi la doveva ricevere con lanci lunghi, corti o potenti. Si dice che Mecenate ne fosse un grandissimo appassionato ed Ovidio ci narra che in una sosta durante un viaggio verso Brindisi organizzò una partita e che lui e Virgilio non giocarono perché non si sentivano bene…

In realtà i due poeti erano poco avvezzi all’attività fisica, ed è quindi probabile che la loro indisposizione fosse una semplice scusa. Non sappiamo che palla usassero i romani per il “trigone”, ed è possibile che la palla variasse anche in base ai giocatori ed alla competitività della partita.

Vi era infine il pallone denominato “harpastum”. A differenza di oggi in cui quasi tutti i giochi hanno un pallone pieno di aria, in antichità per quei giochi che poi, con le dovute modifiche, sono diventati il calcio, il football, il rugby e l’hockey, in antichità utilizzavano invece questa palla.

Avete letto bene: hockey. Esistono infatti delle raffigurazioni di età antica di due giocatori che si disputano una piccola palla con dei bastoni curvati, proprio uguali a quelli utilizzati nell’attuale hockey.

Ma a proposito dei palloni, qualcuno potrebbe pensare che almeno la loro forma fosse differente da quelli dei nostri giorni. Ebbene, di seguito, ecco un dettaglio del mosaico degli atleti di Ostia Antica. Cos’è cambiato in quel pallone dall’epoca romana ai palloni che fino a pochi anni fa si vedevano sui nostri campi da calcio?

Dettaglio del "Mosaico degli Atleti", Ostia Antica
Dettaglio del “Mosaico degli Atleti”, Ostia Antica

La sferomachia e l’harpastum: il gioco della palla greco e romano

Quella che i greci chiamavano sferomachia e che i romani chiamavano harpastum (che significa “strappare con forza”) o anche pulverulentus (“polverone”, per via della polvere alzata quando si giocava) è chiaramente il precursore del gioco del calcio e non solo, e si giocava con il pallone denominato “harpastum”, che prendeva appunto il suo nome da questo sport.

Le regole precise non si sanno, ma fondamentalmente la “partita” avveniva tra due squadre rivali che strappando la palla ai rivali e passandola ai propri compagni evitando di farla finire nuovamente in mano agli avversari. Per segnare dei punti, dovevano portare la stessa in una zona ben delimitata in fondo al campo avversario da una riga bianca. Per farlo si potevano usare mani e piedi.

Come vedete, il gioco si avvicina non solo al calcio, ma anche al rugby ed al football americano. Le due formazioni contavano di 12 o 14 giocatori, ma in base alla grandezza del campo ed al momento storico, il numero variò da 9 fino a 30 elementi.

Era un gioco abbastanza violento solitamente praticato dagli uomini, ma non era impossibile vedere anche donne in campo, giusto per ricordae a qualche smemorato che le donne giocano da sempre al pari degli uomini.

A Sparta il gioco della palla veniva praticato durante alcune feste mentre i romani spesso lo utilizzavano per tenere in allenamento i gladiatori ed i legionari che si trovavano ai confini dell’Impero.

E’ ad esempio arrivata fino a noi la notizia di una partita tra una legione e degli autoctoni in Britannia nel 276 d.C., che finì con la vittoria per 1-0 dei “padroni di casa” barbari. L’Inghilterra già batteva l’Italia, cercando di ottenere un primato sul calcio ante-litteram, se così possiamo dire concedendoci un anacronimso.

Tiifo e politica. E’ mai cambiato qualcosa?

Ma la cosa forse più interessante di questo antesignano del calcio (e di altri sport attuali) è il mondo che gravitava attorno a questo gioco già all’epoca romana.

Antifane, uno scrittore di commedie, attorno al 380 d.C. scriveva:

“[…] prese la palla ridendo e la scagliò ad uno dei suoi compagni. Riuscì ad evitare uno dei suoi avversari e ne mandò a gambe all’aria un altro […] mentre da tutte le parti echeggiavano altissime grida ‘E’ fuori gioco!’, ‘E’ troppo lunga!’, ‘E’ troppo bassa!’, ‘E’ troppo alta!’, ‘E’ troppo corta!’, ‘Passala indietro nella mischia!'”.

Tutto questo vi ricorda nulla? Probabilmente già allora c’erano più campioni ed allenatori sugli spalti invece che in campo. Non molto è cambiato da allora…

Ma non è finita. Possiamo spingerci ancora più avanti, grazie a Pompei. Il gioco appassionava tutti, soprattutto i popolani, e così finì per mischiarsi con la voglia di farsi notare dai ricchi aspiranti politici. Sono numerose le iscrizioni trovate nelle case pompeiane, una ad esempio è sulla facciata della casa di Giulia Felice (che è però famosa anche per altro), e non lascia spazio a dubbi.

Un certo Aulo Vettio, che per passione e possibilità economica era il proprietario di una squadra di gioco della palla, dopo aver deciso di scendere in politica cercò voti tra i propri tifosi. Utilizzò i colori e le insegne della squadra nella propaganda e fece scrivere sul muro di votare per lui in quanto “meritevole dei voti per il lodevole e munifico piacere e godimento che offriva al popolo con la sua squadra di palla”.

E’ inutile dire che venne eletto Senatore dell’Impero Romano. E’ quindi mai cambiato qualcosa?

Gli inglesi avranno creato il calcio, codificandolo e decidendone i particolari che lo hanno reso lo sport odierno, ma come potete ben vedere, il gioco della palla era già stato pensato e molto lavoro era già stato fatto.

E la cosa più incredibile è che ricorda in maniera impressionate la nostra attualità, compreso, purtroppo, gli scontri tra tifosi, di cui abbiamo testimonianza fin dal 59 a.C., sebbene associati ad uno spettacolo di gladiatori di cui ho parlato in riferimento all’affresco della Zuffa tra Nocerini e Pompeiani.